A caccia di sapori,  Italia

Un weekend nelle Langhe pedalando tra borghi e cantine

Da amanti del buon vino e di paesaggi particolari questo fine settimana siamo andati a visitare un territorio a noi molto caro: le Langhe.

Qui le verdi colline sono disegnate da file di vigneti e ospitano numerosi borghi e piccoli castelli che dominano il paesaggio dall’alto. Si tratta di un’area ricca di storia e di tradizioni, di incantevoli paesaggi e di cantine storiche che hanno dato alla luce alcuni dei migliori vini italiani. Non c’è da stupirsi quindi che i paesaggi vitivinicoli di questo territorio, insieme a Roero e Monferrato, siano stati riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO dal 2014.

Per ammirare meglio il paesaggio abbiamo percorso in bici un itinerario ad anello di 18 km nella regione DOCG del Barolo. Tra i sali e scendi delle colline abbiamo così visitato (senza fretta) i borghi di Novello, Barolo e La Morra. Altra meta obbligatoria è la cappella Colorata del Barolo, detta anche la cappella delle Brunate. Questo edificio è stato costruito nel 1914 in onore della SS. Madonna delle Grazie da alcuni contadini della zona. Successivamente, nel 1999 gli artisti Sol LeWitt e David Tremlett l’hanno restaurata dipingendola con colori accesi e contrastanti, rendendola un’attrattiva che ogni anno attira numerosi turisti.

cappella del barolo

Ma cosa rende questo territorio così adatto alla coltivazione delle viti? Essenzialmente due fattori: la tipologia del suolo e il clima locale.

Anche se potrebbe sembrare una risposta banale in realtà in essa sono racchiusi un sacco di dettagli che rendono questa zona del Piemonte perfetta per la produzione di vini unici DOC e DOCG esportati in tutto il mondo.

Ma facciamo un passo indietro nella storia fino a circa 10 milioni di anni fa.

All’epoca questa zona era completamente sommersa dal mediterraneo. Con il passare del tempo la acque si sono ritirate formando il paesaggio collinare che conosciamo oggi. Essendo un suolo di origine marina il terreno è composto principalmente da Marne, una tipica roccia sedimentaria formata da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica.

Le caratteristiche del vino dipendono dalla tessitura granulometrica di questo suolo, ovvero dalle diverse percentuali di sabbia, limo e argilla che lo compongono. Ogni collina del territorio langarolo è caratterizzata da una determinata composizione del terreno da cui dipende la qualità del prodotto finale.

Aumentando l’argillosità del terreno si riescono ad ottenere vini con sapori più intensi, strutturati e morbidi. Sono vini molto longevi che migliorano e acquistano sapori unici con il processo di invecchiamento nelle botti. Un’area caratterizzata invece da un maggior quantitativo di sabbia genererà vini più freschi e leggeri, meglio se bevuti in giovane età. La via di mezzo tra queste due tipologie di suolo è il terreno limoso. In questo caso i vitigni producono generalmente un vino più equilibrato e profumato, di media struttura e non particolarmente longevi.

Si può dunque comprendere per quale motivo vengano studiate attentamente le caratteristiche litologiche del territorio. I processi produttivi del vino sono fondamentali, ma senza la giusta ambientazione dove fare crescere i vitigni non si riuscirebbe a gustare un buon calice di vino.

Incuriositi quindi dalla molteplicità e complessità dei passaggi che ci permettono di ottenere questa bevanda squisita, durante il nostro peregrinare tra i vigneti ci siamo fermati a visitare alcune delle più famose e prestigiose cantine delle Langhe.

Marchesi di Barolo

i marchesi del barolo

In un weekend a tema vino non si può perdere questa cantina storica. Proprio qui, grazie alla storia d’amore tra la nobildonna francese Juliette Colbert de Maulévrier e il Marchese di Barolo Carlo Tancredi Falletti, è nato il Barolo. Juliette, appassionata di vini francesi, comprese subito la potenzialità dei vigneti locali, che all’epoca producevano solamente vino frizzante e poco pregiato. La nobildonna invitò dalla corte francese l’enologo Louis Odart, il quale mise a punto lo stile di vinificazione moderno dell’uva Nebbiolo. È quindi grazie alle conoscenze tecniche nate in Francia che oggi possiamo assaporare questi vini pregiati.

Juliette Colbert fece realizzare magnifiche cantine per completare la fermentazione del vino e il suo affinamento in grandi botti di rovere pregiato. A questo nobile Nebbiolo, dal sapore corposo ed esclusivo, come da tradizione francese, diede il nome di Barolo in onore della terra d’origine.

Dato che Re Carlo Alberto di Savoia era anch’egli un amante del vino, la Marchesa decise di donargli 325 carrà di Barolo, una per ogni giorno dell’anno meno i quaranta di quaresima. Da questo gesto di marketing ottocentesco deriva la fama del Barolo come “Re dei Vini e Vino dei Re”.

Nella prima stanza vi verranno mostrate le botti in rovere di Slavonia in cui il vino viene lasciato maturare per un tempo minimo di 18 mesi. Un Barolo deve infatti invecchiare almeno 38 mesi, di cui 18 in botte di legno, a decorrere dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve.

Una curiosità su queste botti riguarda la porticina che si vede nella foto vicino al rubinetto. Questa infatti serve a far entrare una persona minuta al suo interno per la manutenzione e la pulizia delle pareti ogni 5/10 anni.

Si passa poi in altre sale dove sono presenti le vasche in acciaio in cui avviene la fermentazione del mosto a temperatura e pressione controllata. I vini bianchi vengono fatti fermentare a temperature più basse rispetto ai vini rossi. Durante la fermentazione gli zuccheri presenti vengono trasformati in alcol etilico e in anidride carbonica da parte dei lieviti.

Successivamente il vino subisce un processo di invecchiamento all’interno delle grandi botti di rovere di Slavonia e poi di affinamento nelle delle piccole botti di barrique. Grazie a quest’ultimo passaggio il Barolo acquista i sapori del legno e si accentuano le sfumature di noce, vaniglia, spezie, cuoio e tostature. Questo periodo di invecchiamento è inoltre fondamentale in quanto avviene una seconda fermentazione, detta malolattica. Durante questo processo chimico l’acido malico, più aspro, viene trasformato dai fermenti lattici in acido lattico, più delicato e morbido, e anidride carbonica.

Durante la visita vi sembrerà di fare un tuffo nel passato in quanto nella cantina sono presenti alcune botti risalenti all’epoca della Marchesa e una storica bottiglia conservata con attenzione dal 1895.

Per concludere al meglio la visita da Marchesi di Barolo abbiamo assaggiato le diverse tipologie di Barolo di loro produzione. Esse vengono prodotte a partire da vigneti che crescono in aree differenti della regione Barolo DOCG e questo ne modifica decisamente l’acidità, i sapori e i profumi che si nascondono all’interno del calice di vino. Prendono il nome in base all’area in cui cresce la vigna i Barolo Coste di Rose, Cannubi e Sarmassa.

Degustazione barolo, Marchesi del Barolo
Degustazione barolo, Marchesi del Barolo

Cantina Renato Ratti

Questa moderna cantina si trova nella frazione Annunziata di La Morra, nel cuore della regione DOCG del Barolo. Il suo fondatore, Renato Ratti, è stato una figura di spicco per la produzione di Barolo nella seconda metà del ‘900 tanto che prese il soprannome di “Innovatore”.

“La unicità di origine di una determinata sottozona e la delimitazione della stessa, la classificazione delle diverse annate, l’affinamento in bottiglia per concedere e mantenere morbidezza, eleganza e lunga vita al vino, sono tre momenti vissuti in prima persona, sono tre concetti che considero di nuovo stile.”

Renato Ratti, 1971

Ratti ebbe il merito di inserire due concetti che sono diventati i cardini del disciplinare per la produzione di Barolo DOCG: individuazione della zona di produzione e obbligatorietà nell’identificare l’annata.

A partire dalle sue analisi ambientali, nel 1975 è stato confermato che terreni chimicamente differenti producono vini diversi per composizione e struttura.

Oltre al alla zona del vitigno le caratteristiche organolettiche del vino cambiano anche in base al clima stagionale, alla quantità di precipitazioni e ai danni provocati dagli agenti atmosferici.

Si dice ad esempio che l’annata 2014 sia stata una tragedia per la vinificazione. Infatti durante il periodo estivo si erano verificate precipitazioni troppo abbondanti e questo ha impedito di ottenere un buon raccolto. In realtà non è proprio vero in quanto vi sono ottime bottiglie di barolo anche del 2014. Alcune cantine infatti si sono lanciate in nuove sperimentazioni mentre altre hanno fatto un lavoro di selezione accurata degli acini d’uva per ottenere un ottimo prodotto finito. In ogni caso la produzione ne ha risentito notevolmente.

Durante la visita alla cantina Ratti si passa attraverso diversi locali in cui si possono ammirare le vasche in acciaio di fermentazione, le botti in legno pregiato con all’interno i vini delle diverse annate e i Barrique in cui il Barolo viene lasciato a maturare.

La particolarità del posto a nostro parere risiede nella prima stanza dove, oltre alla proiezione di un bel video che narra la storia della cantina, è presente una bellissima collezione di cavatappi molto originali, alcuni dei quali molto antichi.

Degustare poi il fiore all’occhiello della cantina, il Barolo Marcenasco, ammirando il bellissimo panorama sulle colline delle Langhe, è poi un’esperienza assolutamente da provare.

A nostro avviso, un altro vino davvero buono prodotto dalla cantina è il Villa Pattono. Si tratta di un vino composto da due vitigni, il Barbera e il Merlot, prodotto per la prima volta nel 1982. Il suo gusto pieno e strutturato si discosta decisamente dal Barolo, il quale ha un sapore più acido; da provare assolutamente!

Cantina Poderi Einaudi

Panorama sulle Langhe dalla cantina Dogliani
Panorama sulle Langhe dalla cantina Poderi Einaudi

Va bene, lo sappiamo che Dogliani non fa parte dei comuni dalla regione del Barolo DOCG, ma secondo noi una visita a questa cantina merita in quanto è stata fondata dal Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi.

Se a Barolo viene prodotto l’omonimo vino, qui a Dogliani il vino di maggiore produzione è il Dolcetto. Nonostante questa massima verità i Poderi Einaudi hanno il privilegio di possedere vitigni nella zona del Barolo e di poter trasportare i suoi frutti nella propria cantina a Dogliani per le successive lavorazioni.

All’interno della prima stanza, completamente vetrata e con una vista magnifica sulle colline verdeggianti, è presente un macchinario, operativo da una ventina d’anni, per l’imbottigliamento e l’etichettatura delle bottiglie. Questo passaggio potrebbe sembrare banale ma ci hanno spiegato che per non far ingiallire l’etichette, cosa poco apprezzata soprattutto all’estero, le bottiglie vengono etichettate nel momento immediatamente precedente alla spedizione. Nelle camere adiacenti ci sono infatti degli enormi contenitori che racchiudono centinaia di bottiglie posizionate orizzontalmente che attendono solo di essere vendute.

Forse non tutti sanno che le bottiglie devono essere conservate proprio in questa posizione in quanto il sughero deve essere costantemente bagnato dal vino per poter mantenere le sue proprietà elastiche e impedire l’ingresso di aria nella bottiglia. Quindi mi raccomando, se siete soliti imbottigliare damigiane di vino, abbiate l’accortezza di conservare le bottiglie in questa posizione corretta, ne beneficerà il palato.

macchina per l'imbottigliamento
macchina per l'imbottigliamento

Proseguendo la visita si passa in una stanza dove sono presenti diverse vasche in cemento nelle quali avviene la fermentazione alcolica a temperatura controllata. Questa è una caratteristica della cantina non da sottovalutare in quanto generalmente per far avvenire la fermentazione alcolica vengono utilizzate vasche di acciaio. In questo caso, le vasche di cemento sono un vero e proprio gioiello di tecnologia e innovazione studiato e sviluppato in Francia e in Toscana. In base al rivestimento interno si riescono ad ottenere vini caratterizzati da una complessità e una struttura finale molto differente. La composizione delle pareti può essere di due tipologie: vetroresina epossidica con micro particelle in quarzo oppure in ceramica.

Durante questo processo il vino subisce un processo chiamato “rimontaggio”, tecnica prediletta della cantina Poderi Einaudi. All’interno di questi bacini il mosto si accumula sul fondo e periodicamente viene aspirato e reimmesso dall’alto a mo’ di innaffiatoio. In questo modo si riesce ad ossigenare correttamente il mosto migliorando la fermentazione svolta da parte dei lieviti. Inoltre questo processo ottimizza il contatto mosto-vinaccia migliorando l’estrazione dei tannini che vanno a costituire la struttura e il colore del vino.

Sala della fermentazione in vasche di cemento
Sala della fermentazione in vasche di cemento

Una stanza molto affascinante è quella che qui chiamano “la cattedrale”. È situata a 20 m sotto terra in corrispondenza della bellissima piscina a forma di bottiglia della villa. Al suo interno sono conservate le botti di legno di rovere di Slavonia le quali hanno una capacità che varia da 5.000 a 10.000 L di vino. Tali botti vengono utilizzate per circa 35-40 anni e vengono pulite ogni 2 anni.

Una curiosità sulle botti è che sono costruite con una struttura in grado di scaricare le vibrazioni ambientali sul pavimento. Si dice che in questo modo il vino non si stressa e invecchia più tranquillamente.

Questa attenzione alle sollecitazioni sonore è anche posta da un altro famoso membro della famiglia, il pianista Ludovico Einaudi. L’intenzione è infatti quella di far invecchiare le bottiglie all’interno del caveau con in sottofondo la musica del compositore. Non è scientificamente provato, ma la convinzione è che in questa atmosfera il vino riesca ad acquisire un sapore migliore.

All’interno del caveau è presente la collezione privata della famiglia, una sorta di catalogo delle bottiglie di ogni tipo di vino prodotte ogni annata.

La degustazione finale è stata un’esperienza molto inebriante che consigliamo assolutamente. Siamo riusciti ad assaggiare diversi vini molto pregiati qui di seguito elencati. Cliccando sui link potete trovare la descrizione di questi vini sul sito della cantina.

Vi starete sicuramente chiedendo come abbiamo conciliato il giro in bici e le numerose degustazioni di questi calici di vino dalle gradazioni piuttosto elevate. Ebbene, la risposta è che dovevamo assolutamente sacrificarci per la causa e provare diverse esperienze da raccontare.

Quello che possiamo consigliarvi è di fare un bel giro in bici per scoprire le bellezze della zona una giornata e di visitare le cantine il giorno seguente o nel pomeriggio come se fosse un aperitivo di altissimo livello.

Se avete altre cantine da consigliarci o per qualsiasi domanda/curiosità potete contattarci scrivendo nei commenti, saremo felici di rispondervi!

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