
Mont Fallère: un museo a cielo aperto!
Località di partenza: Vetan (Aosta), 1671 m
Località di arrivo: Mont Fallère 3061 m
Dislivello totale: 1390 m
Difficoltà: E (fino al rifugio) – EE
Tempo in movimento: 6 ore in due giorni

Quest’anno abbiamo deciso di passare la giornata di Ferragosto in Valle d’Aosta per raggiungere la vetta del Mont Fallère. Il sentiero, anche conosciuto come “museo a cielo aperto”, ha una particolarità: percorrendolo vi imbatterete in moltissime sculture di legno. Queste sono opera di un artigiano che incontrerete sicuramente nei pressi del rifugio Fallère, intento a modellare la sua ultima scultura. Si tratta infatti del proprietario di questo rifugio privato, Siro Viérin.
Giunti al rifugio siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’aspetto della baita. La struttura è interamente costruita in legno vecchio dismesso ed è dotata di pannelli solari per garantire acqua calda a chi vi soggiorna. Inoltre il rifugio può contare sui torrenti e laghetti glaciali per ottenere l’acqua necessaria ad alimentare la centralina che fornisce energia elettrica.
Noi abbiamo deciso di passare la notte in tenda nei pressi della struttura, senza però rinunciare all’abbondante cena a base di piatti tipici di montagna e di alcune specialità valdostane.
Qui di sicuro non ci si annoia. Infatti il rifugio dispone di diversi giochi da svolgere all’aperto come le freccette e una sala relax al piano superiore ricca di opere in legno molto curate. La sera potrete inoltre ammirare il bellissimo cielo stellato distesi sulle comode sdraio presenti sull’ampia terrazza.
È bene però non andare a dormire troppo tardi perché il giorno dopo ci aspetta la salita verso la cima del Mont Fallère.





Come arrivare a Vetan
Per raggiungere il borgo di Vetan è necessario uscire dall’autostrada della Valle d’Aosta E25 ad Aosta Ovest. Alla rotonda, nei pressi del magnifico castello reale di Sarre, bisogna svoltare a sinistra in direzione Saint-Pierre. Proseguendo sulla SS26 si arriva al castello di Saint-Pierre, dove bisogna svoltare leggermente a destra e seguire le indicazioni per Saint-Nicolas. A questo punto inizieranno un po’ di tornanti e appariranno le indicazioni per Vetan.
L'itinerario del Mont Fallère
Lasciata la macchina nel parcheggio vicino all’hotel Notre Maison di Vetan bisogna salire seguendo le indicazioni per il rifugio Fallère. Dopo una breve salita iniziale tra gli alberi il percorso prosegue tra pascoli e campi coltivati e le sculture in legno non tardano a farsi vedere. Prima è una ragazzina vestita con un impermeabile giallo ad indicarci il sentiero N°13 da seguire per raggiungere il Rifugio, poi numerosi animaletti come lepri e ricci forniscono indicazioni incitandoci a proseguire.



Superato il pianoro, il sentiero entra in un bel bosco e inizia a salire più rapidamente. Da qui in poi non abbiate fretta e tenete gli occhi aperti! Potete infatti divertivi a cercare i numerosi animaletti nascosti tra gli alberi. Fotografarli sarà un valido pretesto per fermarvi e recuperare energie.
Stefania nella sua solerte opera di documentazione si è divertita a fotografarli quasi tutti.









Lasciata la pineta alle spalle si apre una bellissima vista sulla vallata e in lontananza si possono ammirare le numerose vette delle Alpi Graie come la Grivola e il Monte Emilius.
Giunti alla mulattiera, utilizzata dagli amanti della MTB e dal rifugio per il trasporto dei rifornimenti, abbiamo svoltato a destra. Da qui in avanti il percorso è molto semplice e si trovano sempre più spesso sculture di grandi dimensioni: gufi, cervi, lupi, camosci e stambecchi sono solo alcuni esempi.








Noi abbiamo molto apprezzato le sculture che ricordano la popolazione celtica dei Salassi. Come viene descritto in una targa nei pressi di queste statue, essi occupavano queste valli fin dall’VIII secolo a.C. In seguito iniziò un lungo periodo di conflitto con i Romani che nel 100 a.C. fondarono la colonia latina di Eporedia, l’attuale Ivrea, come base di conquista della regione. I Salassi riuscirono a tener testa ai Romani fino al 25 a.C., data in cui cessarono le ultime resistenze organizzate e venne fondata Augusta Praetoria, l’odierna Aosta. Molti Salassi furono uccisi, altri vennero venduti come schiavi a Eporedia e alcuni si integrarono con il tempo con la colonia romana così fondata.


Superate queste statue il sentiero giunge rapidamente al rifugio e potete decidere se fermarvi a riposare in un prato lì vicino o proseguire per raggiungere uno dei laghetti nei paraggi.


Giunta sera, dopo aver montato la tenda, abbiamo cenato in rifugio. Non fatevi scappare il risotto con i formaggi tipici locali, ma lasciatevi uno spazietto anche per la polenta e per il dolce!
La domenica mattina ci siamo alzati di buon’ora e, dopo aver smontato la tenda e lasciato lo zaino più pesante al rifugio, siamo partiti per raggiungere la vetta del Mont Fallère. Da qui in poi non ci sono più statue da cercare ma il panorama che si può osservare dall’alto è spettacolare.
Dietro al rifugio il sentiero conduce al pascolo con la stalla in cui vengono tenute le mucche, Les Crottes.
Da qui si gira a destra e il sentiero inizia a salire via via sempre più ripidamente fino a raggiungere il Lago Morto. A questo punto il percorso segue la cresta della montagna e in alcuni tratti esposti più complicati è presente una catena per aiutare a salire.



Non resta che un ultimo sforzo per arrivare a quota 3061 m dove una statua bianca della Madonna ci aspetta con il figlio in braccio. L’unico difetto della giornata è che ci sono un po’ di nuvole a coprire la bella vista. Infatti il Mont Fallère si trova in una posizione privilegiata, nel cuore delle montagne della Val d’Aosta. Nelle giornate di bel tempo lo sguardo riesce a spaziare dal Monte Bianco al Cervino, dalle cime del Gran Paradiso al Monte Rosa. Sarà per un’altra volta!
Giunti in cima siamo stati accolti da una simpatica capretta che, forse attirata dal sudore sulla pelle, ci ha riempiti di leccate. Deve aver trovato particolarmente appetitosi i bastoncini da trekking di Enea, perché con le sue musate li ha quasi fatti cadere dall’altro versante.


Per scendere si può imboccare la stessa via oppure si può percorrere un anello che passa dal rudere della capanna Margherita e si dirige verso il lago Fallère.
Causa scarsa visibilità abbiamo optato per la discesa dalla stessa via dell’andata. Tornati al rifugio abbiamo deciso di pranzare ancora comodamente seduti sotto la tettoia in legno prima di tornare a Vetan. Tornando a valle è possibile che vediate sculture che in salita erano poco visibili, quindi non correte e godetevi anche la discesa.
Nel sentiero da Vetan al rifugio, la presenza delle numerose statue di legno rende la camminata piacevole anche per i bambini, che saltellano qua e là alla ricerca di animali e buffi personaggi. Per questo ci sentiamo di consigliare questo percorso anche alle famiglie. Al contrario, la salita al Mont Fallère è un po’ più impegnativa, soprattutto nell’ultimo tratto di pietraia. Per i più piccoli, un’alternativa interessante è quella di dirigersi verso il Lago Fallère: un sentiero più semplice percorribile in circa 45 minuti dall’omonimo rifugio.
Per qualsiasi curiosità lasciate un commento e se vi è piaciuta l’escursione condividete l’articolo.
Buona gita!

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