
L’anello del Rocciamelone: 23Km tra paesaggi mozzafiato
Località di partenza: Malciaussia 1805m
Località di arrivo: Rocciamelone 3538m
Dislivello totale: 2000m
Difficoltà: EE/F escursionisti esperti + tratto alpinistico
La storia del Rocciamelone
Chi vive in Piemonte conosce di sicuro il Rocciamelone. Alta 3538m, questa vetta delle Alpi Graie separa la Val Susa dalla Valle di Viù. Oggi sono molte le vie per arrivarci, più o meno complicate, e raggiungere la cima non richiede necessariamente un particolare allenamento.
Il primo a raggiungere la sommità del monte fu Bonifacio Rotario, il 1° settembre del 1358, per rispettare un voto fatto alla Madonna durante la sua prigionia in Turchia. Bonifacio, infatti, promise che se fosse tornato in patria avrebbe portato in cima alla vetta più alta un’effigie della Madonna. Nacque così il santuario di Nostra Signora del Rocciamelone: il santuario più alto d’Europa. Bonifacio collocò un trittico in bronzo raffigurante la Madonna all’interno di una grotta che oggi è conservato a Susa nella Cattedrale di San Giusto.
I più attenti di voi si saranno chiesti: “Ma il Rocciamelone non è mica il monte più alto del Piemonte?”. Non è un caso che all’epoca di Bonifacio il Rocciamelone fosse considerato il monte più alto della regione. Infatti, il nome di questo gigante roccioso deriva dalle parole “Roc Maol”, ovvero sommità. Nel Medioevo, quando ancora le misurazioni altimetriche non erano proprio precise, questa montagna era considerata la più alta a causa dell’effetto ottico prodotto dalla sua forma conica. Inoltre il Roc Maol è famoso per la sua parete rocciosa di oltre 3000m, un dislivello che si sviluppa in pochi chilometri.
Per vedere la famosa statua della Madonna oggi collocata sulla vetta del Rocciamelone bisogna attendere fino alla fine dell’800. Quest’opera in bronzo, alta 4 metri e pesante 650Kg, è stata realizzata grazie alle offerte di 130.000 bambini. L’idea nacque da Antonio Tonda, che all’epoca era il parroco della chiesa di Susa. Attraverso una vera e propria campagna di marketing, il direttore del giornale per bambini “Innocenza”, Giovanni Battista Ghirardi, chiese di sostenere il progetto donando 10 centesimi a testa. In cambio il nome di ogni bambino sarebbe stato scritto in un libro collocato alla base della statua.
Il 15 Giugno 1899 la Madonna in bronzo è stata benedetta in Piazza d’Armi a Susa al cospetto di 800 bambini. Successivamente è stata divisa in 8 tronconi per riuscire a portarla fino alla vetta. Il trasporto è stata un’impresa eroica che merita essere ricordata. Gli Alpini del Battaglione di Susa ci misero tre giorni per condurre i pezzi fino al rifugio Ca’ d’Asti, dal 26 al 28 giugno. In seguito, 60 uomini comandati dal tenente Parravicini e alcuni residenti di Mompantero la portarono fino ai 1538m di quota salendo dove all’epoca non era ancora presente alcun sentiero.

Il 12 agosto 1923 fu poi inaugurata la chiesetta/rifugio ai piedi della statua da mons. Umberto Rossi. Oggi, in occasione della festa della Madonna delle Nevi (ogni 5 agosto), in questa cappella viene celebrata la Messa.
L’itinerario classico per salire sul Rocciamelone parte dal rifugio La Riposa, dove è possibile lasciare la macchina, passa per il rifugio Ca’ d’Asti e termina con una bella salita rocciosa.
Oggi però vogliamo descrivervi un percorso alternativo un po’ più lungo e faticoso, ma sicuramente più emozionante e suggestivo. Uno di quei percorsi che ti restano dentro per la bellezza dei paesaggi e per la forza di volontà che scopri di avere per portarlo a termine.
L’anello del Rocciamelone

Partendo dalla valle di Viù, abbiamo lasciato la macchina al lago di Malciaussia (1805m) e, tra pascoli erbosi, torrenti, pietraie e ghiacciai, abbiamo raggiunto il Santuario di Nostra Signora a 3583m.
Le poche persone che abbiamo incontrato sulla via dal lago erano intenzionate a salire e scendere in giornata. Noi invece, per goderci maggiormente la montagna e vedere luoghi diversi, abbiamo deciso di percorrere un itinerario ad anello e dormire in tenda lungo il percorso. L’emozione di essere soli di notte circondati dalle montagne e sotto la Via Lattea è davvero qualcosa di magnifico. Esiste un termine himalayano utilizzato per augurare un buon cammino attento a tutto ciò che ci circonda, così da poterlo interiorizzare e imparare a conoscerci nel profondo: Kalipè, “camminare sempre a passo corto e lento”. Durante la nostra camminata abbiamo cercato di fare nostro questo detto, per goderci al massimo l’esperienza.
Una volta arrivati al Lago di Malciaussia abbiamo percorso tutta la sua costa destra, dove molte persone si sdraiano a prendere il sole e si godono la giornata facendo un pic-nic. Prendendo il sentiero 111 siamo arrivati al Rifugio Tazzetti, 2642m, in circa due ore e trenta minuti.
Questo rifugio, costruito a inizio ‘900 dalla Stazione di Torino, è gestito dal CAI di Chieri. Fino al 1933 portava il nome del pianoro che domina la valle di Viù: Fons d’Rumour. Oggi il rifugio è stato sistemato molto bene e c’è anche una pista di atterraggio per l’elicottero. Causa COVID quest’anno il Rifugio Tazzetti resterà chiuso, perciò noi ci siamo portati la tenda e abbiamo passato la notte sulla spianata di Fons d’Rumour.



Dopo aver cenato con qualche scatoletta di Rio Mare, siamo andati a dormire avvolti dalle nuvole, ma intorno a mezzanotte ci siamo svegliati al cospetto di una volta stellata meravigliosa. Inutile dire quanto è romantica e straordinaria una serata in tenda in montagna.



Svegliati presto la mattina abbiamo fatto una colazione frugale a base di cioccolata e frutta secca, abbiamo smontato la tenda e, dopo esserci riforniti di acqua, abbiamo ripreso il cammino. Rocciamelone stiamo arrivando!
Alle spalle del Rifugio si inerpica il sentiero che porta al Colle della Resta, 3183m. Il primo tratto è davvero molto bello, abbiamo percorso infatti una cresta dalla quale si gode di una vista stupenda della Valle di Viù. Poi, ci siamo arrampicati su una pietraia facendo attenzione a non perdere la traccia indicata qua e là con delle pennellate bianche e rosse. Probabilmente questo è il tratto più tecnico da superare, ma siamo freschi e riposati, quindi raggiungere il colle è abbastanza facile. In questo tratto un simpatico camoscio ha deciso di farci un po’ di compagnia.





Superato il colle inizia il paesaggio che per noi è stato sicuramente il più bello dell’escursione: il ghiacciaio.
Qui bisogna fare attenzione a non perdere la traccia in quanto non ci sono segnalazioni se non qualche impronta di chi ci ha preceduti. Ad agosto non servono ramponi e piccozze, ma è sempre meglio informarsi sulle condizioni del ghiacciaio prima di partire. Lo strato di ghiaccio non è molto spesso e in alcuni punti si formano veri e propri torrenti che portano via litri e litri di acqua da questo pianoro luccicante. Approfittatene per recuperare un po’ di acqua prima di percorrere l’ultima ascesa: vi servirà.




Per seguire la giusta direzione abbiamo percorso il ghiacciaio tenendo il versante francese della montagna sulla nostra destra fino ad arrivare ai piedi del Rocciamelone.
A questo punto non resta che seguire gli ometti di pietra e procedere lungo la cresta che separa la Val Susa dalla Valle di Viù. Il gigante roccioso è lì, fiero di fronte a noi, e passo dopo passo abbiamo raggiunto la vetta, 3538m. Sulla cima svetta la madonnina, con le braccia aperte e lo sguardo protettivo in direzione della Val Susa. Di fianco alla statua un tavolo in pietra mostra tutte le vette circostanti, lo spettacolo è assicurato!






Dopo aver bevuto un po’ di tè offerto da un signore fuori dalla chiesetta abbiamo iniziato la discesa verso il rifugio Ca’ d’Asti, 2854m. Il dislivello di quasi 700 metri si supera abbastanza in scioltezza, bastoncini alla mano. Quello che fa più effetto è vedere quanta gente sale da questa via: sembra quasi una processione. Certo noi salendo da Malciaussia ci eravamo abituati ad essere praticamente soli.


Poco sotto il Ca’ d’Asti abbiamo svoltato a sinistra dove un cartello rosso indica la direzione per Malciaussia. È nuovamente un sentiero poco trafficato che taglia a mezza costa il fianco della montagna. In questo tratto il sentiero scende dolcemente fino al Passo della Capra, 1456m. È un punto un po’ scivoloso e per superare il torrente che scende dal Muret ci siamo aiutati con delle catene ancorate alle rocce.
Superato questo tratto il percorso torna facile da seguire passando attraverso pascoli che ad agosto sono pieni di fiorellini colorati. Questo tratto di strada è parecchio lungo e, anche se non ci sono dislivelli impegnativi, la fatica e il peso delle attrezzature da campeggio hanno iniziato a farsi sentire. Però non si molla, in montagna ci si aiuta e ci si sprona a vicenda perché bisogna arrivare al lago di Malciaussia prima che faccia buio.
Cercando di procedere il più velocemente possibile siamo arrivati alla capanna sociale Aurelio Ravetto, dove volendo ci si potrebbe anche fermare a dormire così da suddividere il percorso in tre giorni. Da qui inizia l’ultima piccola salita che porta al Colle Croce di Ferro, 2558m. Passando attraverso pecore, capre e cani da pastore abbiamo raggiunto anche l’ultimo colle. Da qui siamo quindi scesi di 700m e abbiamo raggiunto il lago di Malciaussia poco prima che facesse buio.


Senza dubbio è un itinerario tosto da fare in un fine settimana portandosi dietro la tenda. È invece sicuramente fattibile se si hanno a disposizione tre giorni, mentre se ci si ferma nei vari rifugi diventa un’escursione tranquilla. Da scarichi è fattibile farlo anche in giornata ma bisogna essere ben allenati e partire la mattina molto presto (con molto presto intendiamo alle 6/6.30 da Malciaussia).
Quello che è certo è che questo percorso in montagna è il più bello per varietà di paesaggi che abbiamo fatto fino ad oggi. Quindi vogliamo consigliarlo a tutti, soprattutto a chi è sempre salito sul Rocciamelone dalla via classica della val Susa (dal rifugio La Riposa, per intenderci).
Da questi due giorni torniamo a casa con più energie positive, più uniti per l’aiuto che ci siamo dati tra noi, più consapevoli di riuscire a superare ostacoli alti come il Rocciamelone, insieme.
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Kalipè!

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2 commenti
Angelo Fedrigo
CiaobQuanto ci vuole per fare tutto l’anello?
Grazie.
EST Travel
Ciao Angelo, noi per scelta abbiamo diviso l’escursione in due giornate portandoci la tenda, perchè volevamo dormire sotto le stelle. Ma volendo, partendo molto presto al mattino, si può fare anche in giornata!
dipende molto dalle tue capacità atletiche, noi consigliamo di dividerlo in due giorni.
Speriamo che l’articolo ti sia stato utile 🙂
Enea e Stefania