
La Resistenza a Torino: un itinerario per il 25 aprile
Siamo a Torino, la guerra è appena incominciata ma non sono dovuti passare molti giorni dall’inizio del conflitto per farne conoscere gli effetti ai torinesi. Tra il 12 e il 13 giugno 1940, avvengono infatti i primi bombardamenti, proprio a ridosso del centro. Da quel momento, la frequenza delle incursioni aeree costringe gli abitanti ad adottare nuove abitudini: molti devono trasferirsi in campagna, tornando quotidianamente in città per recarsi al lavoro.
La caduta del fascismo il 25 luglio 1943 porta un’ondata di speranza nei torinesi, ma questo sentimento è destinato a non durare molto. Il 10 settembre l’occupazione tedesca della città rappresenta un duro colpo per i suoi abitanti. Torino ha un grande valore strategico per il Reich, che punta a sfruttarne le risorse industriali.
Questo contesto drammatico porta alla nascita di una rete clandestina che dà vita alla Resistenza e che fa di Torino il cuore e la mente della lotta armata a livello regionale.
Anche nelle fabbriche si diffonde tra gli operai una forte idea di opposizione al regime, che li convince a salire sui monti per unirsi alle formazioni partigiane. Molti di loro poi tornano in città per contribuire alla lotta che sta diventando sempre più dura a causa della repressione messa in atto dai tedeschi e dai fascisti. Dal 1 all’8 marzo 1944 gli operai torinesi incrociano le braccia: è uno sciopero generale, che coinvolge 70.000 lavoratori.
La repressione si fa sempre più forte. Al Martinetto, luogo di esecuzione delle condanne capitali, il 5 aprile 1944 i fascisti fucilano otto componenti del primo Comitato militare regionale piemontese. Ma non è finita qui: oltre agli ebrei, la deportazione verso i lager tedeschi interessa anche oppositori politici, partigiani, operai.
Il 18 aprile 1945 uno sciopero generale coinvolge tutti coloro che avevano preso parte alla lotta di Liberazione. Chiudono le fabbriche, le scuole, i servizi, il commercio: l’intera città si ferma. Ora il fascismo è impotente.
Dieci giorni dopo, il 28 aprile 1945, i partigiani occupano i centri del potere e le fabbriche. La città è finalmente libera.
I luoghi della Resistenza a Torino
In occasione del 25 aprile abbiamo deciso di presentarvi un itinerario della Resistenza a Torino, basandoci sull’elenco creato dal Museo Diffuso di Torino.
Per non dimenticare questo periodo storico, vi accompagneremo nei luoghi di Torino che ebbero un ruolo centrale durante la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza.
Pian del Lot
Si trova sulla collina torinese, nei pressi del colle della Maddalena, e durante la guerra era la sede di una postazione antiaerea tedesca della Flak.
Questo luogo è tristemente noto per una sanguinosa rappresaglia compiuta dai nazisti il 2 aprile 1944.
In seguito all’uccisione di un caporale tedesco appartenente a questo reparto, quella mattina i nazisti prelevarono 27 giovani dalle carceri Nuove e li portarono nel luogo dell’esecuzione. Secondo un testimone oculare, i prigionieri furono portati davanti a una fossa, legati e fucilati a gruppi di quattro. Il partigiano testimone, Giovanni Borca, si salvò solamente in quanto incaricato di ricoprire i cadaveri con la terra.
Oggi in questo luogo è presente un memoriale in ricordo delle vittime, alcune delle quali purtroppo non furono mai identificate.

Caserma La Marmora
Si trova in via Asti 22, ai piedi della collina torinese. Nata come “Caserma Dogali” nel 1887, fra il 1922 e il 1942 fu sede dei Bersaglieri ciclisti e prese il nome di Alessandro La Marmora.
Dopo l’8 settembre 1943 si trasformò nel quartier generale dell’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, con il compito di reprimere la lotta clandestina in città. Divenne quindi un luogo di detenzione e tortura di tutti coloro che erano sospettati di collaborare con la Resistenza.
Fu liberata dai partigiani la notte tra il 27 e il 28 aprile 1945.
Qualche anno fa ho avuto l’occasione di visitarla e posso assicurarvi che entrare nelle sue celle mette davvero i brividi. Dovete sapere che la madrina di mia mamma, alla fine del turno in fabbrica, in sella alla sua bici andava sulle montagne a portare cibo ai partigiani. Tutto questo finché non venne catturata e torturata alla Caserma La Marmora. Come fanno a non venire i brividi ad immaginarla qui, dentro queste celle?


Ghetto ebraico
Piazza Carlo Emanuele II (per i torinesi Piazza Carlina) ospitava il ghetto ebraico, di cui è ancora visibile un edificio all’angolo con via Des Ambrois.
Guardando questo edificio si nota infatti che, a parità di altezza con le case limitrofe, qui si contano ben cinque piani. In questo modo nello stesso spazio poteva alloggiare un maggior numero di famiglie.
A quel tempo, al tramonto scattava il coprifuoco e le persone venivano letteralmente chiuse dentro il ghetto. In via Maria Vittoria si possono ancora osservare alcune delle cancellate che delimitavano l’area.


Sinagoga
Nella Piazzetta Primo Levi 12, non lontano dal vecchio quartiere ebraico, troviamo la Sinagoga. Progettata dall’architetto Enrico Petitti, fu inaugurata nel 1884. Nel 1942 subì gravi danni a causa dei bombardamenti e venne ricostruita nel 1949.


Orfanotrofio israelitico
Si trova in via Lombroso 13. Venne istituito nel 1890 per ospitare gli orfani e formarli professionalmente. Durante la guerra accoglieva circa quaranta bambini, la maggioranza dei quali sfollò a Casale Monferrato dopo il bombardamento della Sinagoga.
Nel marzo 1944 i bambini rimasti furono salvati dalla deportazione con un originale stratagemma: camminando in fila per due, furono portati in collina simulando una gita scolastica.

Stazione Porta Nuova
La stazione ferroviaria di Torino, recentemente restaurata, oggi ospita molti negozi ed è un centro nevralgico per la città.
È incredibile pensare che da qui qui iniziò la Deportazione di moltissime persone, tra cui ebrei, partigiani, discriminati razziali, operai, antifascisti. Ufficialmente partirono 4 treni: il primo il 13 gennaio 1944 con destinazione Mauthausen, l’ultimo il 27 giugno 1944 con destinazione Ravensbrück.

Albergo Nazionale
In piazza CLN, detta anche la piazza “delle fontane”, sorgeva uno dei più importanti hotel di Torino dell’epoca: l’Albergo Nazionale.
Il 25 settembre 1943 il Servizio di Polizia di Sicurezza tedesca sequestrò il palazzo per trasformarlo nel suo quartier generale.
L’albergo diventò sede di crudeli interrogatori dei prigionieri politici, che venivano torturati per settimane intere.
Anche questo luogo di violenza fu abbandonato dai tedeschi nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945.
In un’intervista realizzata dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza, la partigiana Marisa Sacco racconta i momenti in cui i Nazisti occuparono il palazzo.

Palazzo Campana
Situato in via Carlo Alberto 10, oggi è sede del Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino. Questo edificio, originariamente convento dei padri Filippini, nel 1929 divenne Casa Littoria, sede torinese del partito fascista.
In poco meno di due anni, il partito fascista repubblicano fece costruire nei sotterranei delle celle e un rifugio antiaereo, ancora oggi conservati.
Alla Liberazione, l’edificio venne trasformato in sede universitaria e intitolato al partigiano Felice Cordero di Pamparato, il cui nome di battaglia era Campana, impiccato nel 1944 a Giaveno.

Piazza Castello
La mattina del 28 aprile 1945 la piazza centrale di Torino divenne lo scenario dell’insediamento delle cariche cittadine nominate dal Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Piemontese (CLNRP).
Quel giorno ci fu un gran corteo, partito dalle Concerie Fiorio. L’obiettivo era scortare in prefettura il nuovo prefetto Luigi Passoni, il sindaco Giovanni Roveda e il vicesindaco Ada Gobetti Marchesini.
Ormai la città era in mano ai partigiani, e i tedeschi furono costretti a fuggire.

Ex Concerie Fiorio
L’edificio dell’ex conceria si trova in Via Jacopo Durandi 10. La lapide su via San Donato ci fa subito capire l’importanza del ruolo di questo luogo. Recita: “Qui fra dirigenti e operai cospiranti allo stesso ideale batté il cuore dell’insurrezione piemontese e di qui gli uomini più generosi si avviarono allo lotta, al sacrificio, alla libertà.”.
Durante la Resistenza l’azienda divenne, grazie al proprietario Sandro Fiorio, uno dei centri dell’attività clandestina del CLNRP.
Al suo interno, infatti, non solo avvenivano le riunioni ma si stampavano anche le copie del giornale La riscossa italiana.
Inoltre, proprio qui nascosero i fondi per il finanziamento della lotta partigiana.
Dal 2004 è sede della fondazione Piazza dei Mestieri, che cura corsi di formazione professionale e attività produttive. Vi consigliamo di visitarla, ospita infatti un ristorante, un pub, un birrificio, un laboratorio del cioccolato e una tipografia.

Casa Gobetti
Situata in via Fabro 6, negli anni del fascismo la casa di Piero e Ada Gobetti accoglieva una rete clandestina di intellettuali legati al movimento Giustizia e Libertà. Anni dopo la morte di Piero, fra il 1943 e il 1945 diventò uno dei punti di riferimento dell’antifascismo e una delle sedi clandestine del Partito d’Azione.
Ada fondò i Gruppi di difesa della donna insieme a Lina Fibbi e Pina Palumbo. Queste organizzazioni hanno contribuito ad accrescere l’impegno politico delle donne. Lei stessa dopo l’8 settembre 1943 entrò nella Resistenza insieme al figlio Paolo, costituendo un primo nucleo di partigiani nella borgata Cordola di Meana di Susa.
Alla Liberazione Ada Gobetti ricevette la medaglia d’argento della resistenza e fu nominata vicesindaco di Torino.
Nel 1961 la casa si trasformò in uno spazio aperto alla ricerca, chiamato “Centro Studi Piero Gobetti”, per volere di Ada, del figlio e della nuora.


Carceri Nuove
Durante il fascismo, nel carcere giudiziario di Torino si cominciarono a recludere anche gli oppositori del regime. Dopo l’8 settembre 1943 rinchiusero qui dentro sempre più operai, ebrei, partigiani, renitenti alla leva. I detenuti conoscevano bene la propria sorte: uscire da lì corrispondeva a una deportazione nei lager tedeschi oppure a una condanna a morte.
Oggi è un museo che permette di visitare le celle dove uomini comuni soffrirono per l’affermazione dell’Italia libera e democratica.

Casa Dante di Nanni
L’alloggio al terzo piano della casa di via San Bernardino 14, durante la Resistenza divenne una delle sedi cittadine dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP). Uno dei gappisti più noti è Dante di Nanni, che la notte del 17 maggio 1944 si rifugiò qui dopo l’attacco a una stazione radio sulla Stura.
Individuato da una spia la mattina seguente, subì ore di assedio da parte della polizia fascista. Pur di non soccombere ai colpi di mitra scaricati sulla sua finestra, si lasciò cadere dalla ringhiera, levando il pugno chiuso in aria, in un ultimo gesto di sfida.
Nel 1945 gli fu riconosciuta la medaglia d’oro al valore militare.
Al partigiano è stato dedicato un bellissimo murale inaugurato il 25 aprile 2011, all’angolo tra via Guastalla e via Balbo.


Santuario del Martinetto
In corso Svizzera angolo corso Appio Claudio troviamo il poligono del Martinetto.
Dopo l’8 settembre 1943 la Repubblica sociale italiana scelse questo posto come luogo per l’esecuzione delle condanne a morte.
Proprio qui, morirono oltre sessanta partigiani e resistenti, tra cui otto membri del Comitato militare regionale piemontese, fucilati il 5 aprile 1944.


L'importanza di ricordare
Oltre agli edifici elencati, la città è ricca di rifugi antiaerei, chiusi subito dopo la guerra e riaperti molti anni dopo per essere visitati in quanto luoghi importanti di memoria. Vi invitiamo a vederli perché è un’esperienza molto toccante. Potrebbe sembrarvi angosciante restare chiusi in una galleria sotterranea, ma è importante per riflettere sul passato, che peraltro è proprio il senso di questa ricorrenza. Festeggiare il 25 aprile significa ricordare i fatti della Resistenza e tramandare la memoria dei sacrifici fatti anche per le generazioni di oggi.
Il fascismo non è solo un fenomeno del passato, ma anche un potenziale pericolo del presente. Ancora oggi ci sono persone che inneggiano al Duce e alla dittatura, politici che fanno dichiarazioni inappropriate sul tema e persone che credono che la Resistenza sia stata solo “di sinistra”. Non è così, ci furono partigiani comunisti, cattolici, azionisti, socialisti, tutti con un unico obiettivo: la lotta al fascismo.
Vi invitiamo a cercare i luoghi che vi abbiamo descritto, a ricordare i fatti della Resistenza e a riflettere sulle azioni che sono state compiute.
Buon 25 aprile!

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4 commenti
Antonella Giargia
Grazie ragazzi per l’attenzione prestata ad alcuni luoghi della nostra città, memorie storiche di eventi che ci permettono di essere quello che siamo oggi: liberi. Liberi pensatori e liberi cittadini. Non sarà un virus a fermare il nostro/ vostro futuro…siate la forza di chi dato la vita per un futuro di pace, nonostante tutto…: i sogni sono dietro l’angolo e non possono diventare rimpianti! Né ora, né mai.
EST Travel
Grazie per le tue bellissime parole piene di speranza!
Siamo sicuri che anche questo brutto periodo finirà e tutti apprezzeremo di più la libertà che in passato abbiamo dato sicuramente per scontata.
Isabella Senneca
Caro Enea,è molto che ti seguo .Sei una persona di grande valore e di grande sensibilità. Anche oggi ti sei distinto nel ricordare questo giorno importante che ha ridato la libertà ai nostri genitori e nonni
Grazie a queste persone che hanno immolato la loro giovane vita per tutti noi.
EST Travel
Gran parte del merito dell’iniziativa e della ricerca storica dei luoghi va a Stefania, ma grazie mille per le tue splendide parole!
Sono contento che ci seguiate con costanza, abbiamo un sacco di avventure da raccontare!