golfo di Baratti
Italia,  Musei a cielo aperto

Il golfo di Baratti: tra i resti etruschi e il mare cristallino

Tra la cittadina di San Vincenzo e centro abitato di Piombino sorge il golfo di Baratti con il suo imponente promontorio. Si tratta di un luogo a dir poco sorprendente, dove storia e miti incontrano il divertimento e il relax della vita da spiaggia.

Quando si parla di Baratti viene subito in mente l’antica città etrusca di Populonia. Questo antico e ricco centro abitato era una delle dodici città-stato che componevano l’Etruria, l’unica della dodecapoli a sorgere sul Mediterraneo.

Lungo tutta la costa del golfo si estende la florida pineta utilizzata dai turisti per cercare un po’d’ombra durante le calde giornate estive. E se da un lato è presente una lunga striscia di sabbia dove godersi la vita da spiaggia, dall’altra parte sorge il parco archeologico di Baratti e Populonia con i suoi reperti da scoprire.

Ma qui, oltre ad essere degli archeologi, è possibile trasformarsi anche in escursionisti. Infatti sono numerosi i sentieri dove è possibile praticare trekking all’interno della fitta foresta del promontorio. Lasciando l’automobile al piazzale del Reciso ci si può addentrare nella macchia mediterranea utilizzando un sentiero che porta alla Buca delle Fate e al mare cristallino di Cala San Quirico.  

Infine, se vi piace scoprire cosa si nasconde nei fondali marini è possibile prenotare una delle escursioni subacquee al centro Baratti Diving, presso il porto di Baratti. Non preoccupatevi se non siete dei subacquei professionisti. Infatti il giovane gruppo che gestisce il centro sarà felice di farvi provare l’emozione dell’immersione con il battesimo del mare. Con loro siamo andati a vedere i fondali di Cala Buia e, una volta tornati in superficie, data l’emozione provata, ci siamo ripromessi di prendere il brevetto.

Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Un tempo l’area era una zona molto ricca grazie ai suoi giacimenti minerari di rame, piombo, stagno e alle miniere di ferro dell’isola d’Elba da cui si importava l’ematite. Populonia raggiunse il suo apice come città siderurgica tra il IV e il III secolo a.C. e la sua ricchezza mineraria non sfuggì agli occhi dei romani. Infatti il ferro forgiato a Populonia fu utilizzato già nel 205 a.C., durante la seconda guerra Punica, per rifornire di armi la flotta di Scipione l’Africano.

Oggi il parco comprende una grande area in cui sorgeva la città etrusca e romana di Populonia. La visita si articola in due aree distinte: nella parte bassa del parco sorgono ancora le antiche necropoli etrusche e le aree industriali dove veniva lavorato il ferro, mentre nella parte alta è possibile visitare l’acropoli di Populonia, con i templi e i mosaici del periodo romano.

Molto suggestive e affascinanti sono la Via delle Cave (colore rosso) e la Via del Ferro (colore blu). Questi due percorsi si intrecciano tra di loro e permettono di raggiungere l’area archeologica delle grotte e la necropoli, le antiche cave di estrazione della pietra usata per edificare e il belvedere sull’intero golfo di Baratti. Tornando verso il punto di partenza percorrendo il sentiero della via del Ferro si incontrano diverse tombe a tumulo e l’antico quartiere industriale di Populonia. Molto ben conservata e visitabile in autonomia è la tomba dei frammenti italo corinzi. Per entrare al suo interno bisogna quasi strisciare per terra, ma considerando che gli etruschi erano alti in media un metro e mezzo si tratta solo di un porticina.

Scendendo verso le antiche strutture legate alla lavorazione del ferro si trovano ancora moltissime quantità di scorie sparse nel terreno. Queste sono molto evidenti in questa zona, tanto che quasi ci si inciampa dato il loro numero, ma in realtà sono disseminate in tutto il promontorio e il golfo di Baratti.

Infatti, per ottenere il ferro metallico il minerale veniva trattato seguendo una serie di passaggi fisici e chimici che per forza di cose generavano moltissimi scarti. Questi passaggi possono essere riassunti in:

  1. Arricchimento: il minerale veniva frantumato per recuperare le parti più ricche di ferro, un tempo la cernita veniva fatta manualmente e le parti sterili venivano scartate.
  2. Arrostimento: il minerale arricchito veniva riscaldato in forni per facilitare la riduzione del metallo.
  3. Riduzione: aveva la funzione di separare il ferro dagli altri elementi del minerale, le scorie. Si tratta di un processo chimico che un tempo veniva eseguito all’interno di fornaci bruciando la legna. Al temine del processo si otteneva una bulma, una pietra porosa di ferro contenente però ancora molte impurità.
  4. Raffinazione: attraverso dei cicli di riscaldamento e martellatura si riusciva a concentrare in un’unica area il materiale ferroso interessato, chiaramente con la produzione di ulteriori scorie.

Ci sono poi altre due vie per gli amanti del trekking che hanno una durata di circa due ore e mezza: la Via del Monastero (colore marrone) e la Via della Romanella (colore verde). Queste conducono rispettivamente al monastero benedettino di San Quirico e alle antiche mura di Populonia. Proseguendo poi dalla Via della Romanella si riesce a raggiungere l’Acropoli della città attraverso una strada lastricata oggi semi nascosta nel bosco, un percorso degno dei migliori Indiana Jones!

Buca delle Fate

Si racconta che in questo golfo un tempo nuotassero le sirene insieme a delfini, cavallucci marini e moltissimi pesci. Oggi però quello che c’è di magico è sicuramente l’atmosfera che si respira dalle scogliere. Se passate quindi dal golfo di Baratti il nostro consiglio è quello di fare una tappa alla Buca delle Fate e alla vicina caletta di San Quirico.

Il nome Buca delle Fate sembra derivi dalla presenza di molte tombe etrusche scavate nella roccia e nei terreni circostanti, anche se altre teorie si rifanno ai miti e alle leggende legate a creature magiche che popolavano la zona.

Per arrivarci bisogna percorrere un sentiero immerso nella macchia mediterranea ricca di ulivi, lecci e vegetazione spontanea. Il tragitto ha una durata di circa una ventina di minuti e il sentiero è per la maggior parte del tempo in ombra e in leggera discesa. Arrivati lungo la costa il bosco fa spazio alle bellissime scogliere dalle forme stravaganti modellate dal vento. Qui due panchine in legno rivolte verso l’orizzonte invitano a sedersi e a godersi attimi di pura tranquillità.

Buca delle Fate, Baratti

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